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Storia

Nell’era terziaria, l’attuale Toscana aveva la fisionomia di un mare poco profondo da cui emergevano, come isole di un arcipelago, le cime montuose ed i rilievi collinari. Sul finire del Pliocene, le stratificazioni sabbiose emersero e formarono un’ampia conca lacustre, estesa ad Est fino all’attuale Lago Trasimeno. Successivamente, a seguito di fenomeni di sedimentazione fluvio-lacustre, il Trasimeno si separò dalla Val di Chiana che iniziò ad essere solcata da un fiume dal deflusso incerto tra Arno e Tevere: il Clanis.
L’antico affluente del Tevere è stato oggetto di un rarissimo fenomeno di inversione del corso delle acque denominato “inversione della Chiana” che l’ha portato a scorrere verso l’Arno ed ha provocato l’impaludamento del settore mediano della valle. L’antico fiume Clanis appare oggi biforcato in due rami, tributari del Tevere e dell’Arno.

Età etrusco-romana

In seno alla civiltà etrusca, la valle assunse la funzione di ponte terrestre e fluviale tra
l’Etruria settentrionale e l’Etruria marittima e meridionale.
Il Clanis, privilegiata via di transito per i commerci e per l’irradiazione di scambi culturali,
favorì lo sviluppo della città di Clevsin (l’odierna Chiusi). La Val di Chiana, fertile area
agricola particolarmente rinomata per la produzione di vino e cereali, nota come “Granaio
d’Etruria”, fu assorbita nell’area d’influenza politica di Roma che mantenne in opera i
manufatti idraulici etruschi.

Epoca medievale

Con le invasioni barbariche, al capillare controllo del territorio, tipico dell’età romana, si
sostituì un generale clima di incertezza che spinse la popolazione al riparo dalla malaria e
dalle incursioni. Il fiume, lasciato libero di assecondare la propria natura, si allargò a formare
estesi impaludamenti che dettero alla valle l’aspetto di un vasto lago stagnante da cui
spuntavano numerose colline.
La palude si estendeva da Arezzo sin quasi ad Orvieto ed era interrotta solamente da dei
bacini di acqua dolce denominati “Chiari” per distinguerli dalle melme circostanti: il Chiaro
di Cortona, il Chiaro di Montepulciano, il Chiaro di Chiusi e il Chiaro di Città della Pieve.

Il Seicento

Il Seicento, per la frequenza dei trattati e i progressi nelle tecniche di bonifica, fu
determinante negli sviluppi successivi ma fu anche il secolo in cui la politica individualista
dei due Stati fece sentire i suoi effetti sulla valle e sulla popolazione. Con la convenzione del
1607, fu definita la messa a colmata del Chiaro di Città della Pieve mediante le alluvioni del
Tresa, deviato dal Trasimeno.
Le campagne circostanti tornarono ad allagarsi ed il Chiaro, anziché colmarsi, regredì allo
stato di palude. Nel 1664, le rispettive delegazioni tornarono al tavolo delle trattative nel
tentativo di rimediare alle continue esondazioni del torrente Astrone che era stato più volte
deviato dall’alveo originario per assecondare ora i toscani, ora i papalini. La convinzione che
le acque delle Chiane potessero contribuire alle esondazioni di Tevere e Arno portarono i due
Governi ad agire arbitrariamente ai danni del confinante con la costruzione di ripari e la
deviazioni strategica dei torrenti. Lo Stato Pontificio eresse numerosi sbarramenti di
protezione e i toscani deviarono il Torrente Astrone nel tentativo di evitarli.

Il Settecento

Nel 1718, il Senatore Ginori, per il Granducato di Toscana, e il Commissario Apostolico
Monsignor Riviera, per lo Stato Pontificio, pianificarono la divisione della Chiana Toscana
dalla Chiana Romana con la realizzazione di uno spartiacque artificiale posto a Sud del
Chiaro di Chiusi. Fu anche deciso di costruire due regolatori in muratura, uno al Passo della
Querce, in territorio toscano, e uno al Bastione del Campo alla Volta, nel dominio pontificio.
Il progetto fu abbandonato per essere ripreso pochi anni dopo con la costruzione del Callone
di Valiano (1723) che permise l’abbassamento del livello delle acque al Campo alla Volta e
persuase il Governo Pontificio dell’opportunità di procedere nella stessa direzione. Nel 1727,
il Callone Pontificio del Campo alla Volta, progettato dall’Ingegnere Egidio Maria Bordoni,
prese a funzionare, spianando la strada allo storico Concordato del 1780.

Il Callone Pontificio del Campo alla Volta

Il termine callone indica un regolatore in muratura munito di cataratte per il passaggio
controllato delle acque. Il regolatore, progettato da Egidio Maria Bordoni con la
collaborazione di Antonio Felice Facci, fu la prima opera seguita in amministrazione diretta
dallo Stato Pontificio nelle Chiane.
Il fabbricato, a due luci con quattro cataratte, funzionò dal 1727 fino al 1786, quando fu
abbassata la platea e furono tolte le paratoie. Nel 1786, fu arricchito con una iscrizione
commemorativa e, nel 1795, con una lapide celebrante la vittoria dell’uomo sulla palude che
fu firmata da Andrea Vici, Architetto della Sacra Congregazione delle Acque.

Il Concordato del 1780

Il 26 agosto del 1780, fu firmato nel convento di S. Agostino in Città della Pieve il
Concordato per la Bonificazione delle Chiane nei territori di Chiusi e Città della Pieve. Punto
centrale del trattato fu la realizzazione di un argine divisorio che ancora funge da linea di
displuvio tra i due bacini imbriferi.
Il Grotton Grosso, così viene indicato localmente, pose fine alle incertezze del fiume e
permise la separazione stabile della Chiana Toscana dalla Chiana Romana che fu bonificata
per essiccazione con l’escavazione di un collettore artificiale denominato Chianetta. Al
concordato fece seguito l’istituzione di una Pontificia Prefettura delle Acque preposta al
controllo delle acque in Val di Chiana Romana e Val di Tresa.

La Pontificia Prefettura delle Acque

Nel 1587, fu istituita la Sacra Congregazione delle Acque cui fu affidata la soprintendenza
delle acque del territorio pontificio. Le continue urgenze locali richiesero la presenza di una
delegazione permanente a Città della Pieve, trasformata, agli inizi del XVII secolo, in una
Congregazione speciale per le Chiane. Attraverso la Congregazione passarono i concordati
con lo Stato toscano e la definizione dell’idrografia della zona. I delegati curarono da vicino
la quotidiana gestione del territorio e, trattato dopo trattato, perizia dopo perizia, guidarono i
vertici pontifici verso il Concordato. Il primo luglio del 1786, a bonifica quasi ultimata, Papa
Pio V istituì la Pontificia Prefettura delle Acque di Città della Pieve con competenze sulla Val
di Chiana e Val di Tresa. Nel 1833, la Pontificia Prefettura delle Acque fu sciolta e
trasformata nel Consorzio Idraulico di Città della Pieve successivamento evolutosi
nell’attuale Consorzio per la Bonifica della Val di Chiana Romana e Val di Paglia, con sede a
Chiusi.

Il concordato del 1820

Il concordato del 1820

Sotto la gestione della Prefettura fu firmato il Concordato del 1820 che colmò le lacune del
trattato del 1780 e dettò disposizioni generali per la bonifica definitiva della zona di confine.
La convenzione prevedeva la bonifica del piano della Biffa e delle Bozze Chiusine e fu
concertata dagli Ingegneri Granducali Federico Capei e Alessandro Manetti con i colleghi
papalini Girolamo Scaccia e Clemente Folchi. Il progetto consisteva nel dividere le acque
chiare da quelle torbide evitando l’accesso dei torrenti e dei fossi discendenti dalle colline nei
canali di scolo delle pianure.

La costituzione del Consorzio

Nel 1928, a seguito dell’interrimento del collettore Chianetta che non consentiva più lo scolo
dei terreni adiacenti l’argine di separazione, l’Ing. Guido Bonci Casuccini ed il dott. Giovanni
Mori, due importanti proprietari terrieri, avviarono la richiesta presso il Ministero dei Lavori
Pubblici per ottenere il concorso dello Stato nelle spese per le opere di risanamento della
zona.
Nel 1929, con R.D. dell’11 dicembre 2030, è stato costituito il Consorzio per la Bonifica della
Val di Chiana Meridionale.
Nel 1935, con R.D. 5 dicembre 1935 n. 8891, fu costituito il nuovo Consorzio per la Bonifica
della Val di Chiana Romana e Val di Tresa, a seguito della fusione con il Consorzio idraulico
di Città della Pieve che era stato istituito nel 1833 in sostituzione della Pontificia Prefettura
delle Acque.
A seguito dell’emanazione della legge n. 4 del 25 gennaio 1990 e successivo Decreto n. 242
del 7 maggio 1990 del Presidente della Giunta Regionale dell’Umbria, fu ampliato il
comprensorio del Consorzio e, con l’entrata in vigore del nuovo Statuto approvato con
delibera del Consiglio dei Delegati del 22 giugno 1990, il Consorzio ha assunto l’attuale
denominazione “Consorzio per la Bonifica della Val di Chiana Romana e Val di Paglia”.

La Torre di Buterone

Edificata molto probabilmente nella seconda metà del XV secolo come mulino a grano (il
toponimo pare infatti derivare dal greco buterés = che produce pascolo estivo), fu trasformata
in regolatore con la Convenzione del 1607 e adattata a fortilizio durante la Guerra Barberina.
Nel 1675, Clemente X ne ordinò la ristrutturazione per adibirla a posto di dogana, dandogli la
fisionomia che ancora oggi conserva. Diverso il caso della cosiddetta Torre dei Ladri, di cui
manca qualsiasi attestazione sul territorio ma che sappiamo essere stata un importante
presidio a guardia della valle, a poche centinaia di metri a Sud di Buterone.